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al testo di Elena Segato
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Occhietti da furetto e quel sorrisino che sarebbe capace di sbranarla. Ali da rapace, lampadina nel cervello e quell’aria adrenalinica da ragazzo della porta accanto. Ti sommersi di parole e ti raccontai filastrocche, e tu, ambiguo, restavi tra il silenzio e le parole dolci. Musica, maestro! Scelgo la melodia dei miei capelli perché quando saranno lunghi, in una treccia li calerò dalla finestra; o forse allora avrò ormai dimenticato di amarti. Salii sul tuo castello un mattino e tu sul mio ci inciampasti per sbaglio. Eppure – che ridere! – eravamo a dieci anni di distanza. Ehi, credimi, ti guardai negli occhi quel lontano giorno, e vidi il mondo, il mondo che mi piaceva veramente. Ora saltella al di qua del ruscello, c’è Cupido che ti aspetta. Con un briciolo di nostalgia mi specchio nel lago ma… non ti vedo. Gridalo che m’ami, voglio sentire limpida la tua voce. Lontano dai disastri, i draghi diventano agnelli, e i sortilegi si condensano in verità. Così il cuore si rallegra in fiabe moderne che hanno la leggiadria del primo fiore in bocciolo. |
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